Cercando la luce by Oliver Stone

Cercando la luce by Oliver Stone

autore:Oliver Stone [Stone, Oliver]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2020-08-14T22:00:00+00:00


Trasferirmi a Parigi, la città di mia madre, alla fine dell’autunno 1981 e restarci tutto l’inverno fu la migliore decisione che presi riguardo alla mia dipendenza dalle droghe. Il freddo, il cibo eccellente, i ricordi della mia infanzia e della mia famiglia, oltre al sostegno degli amici, furono un toccasana. Ma soprattutto, nessuno dei miei conoscenti francesi usava la coca, che in Francia non ha mai davvero preso piede. In realtà me ne stancai da solo: non ne avevo più voglia. Mi resi conto che per me la cocaina era soprattutto una sensazione, e fondamentalmente una sensazione che diventava ripetitiva, come l’alcol, come il sesso, come il gioco d’azzardo, come qualsiasi cosa. Le idee sono più durature delle sensazioni.

Dal momento in cui lasciai Miami smisi di colpo, e per quasi tre mesi non toccai né coca né altre sostanze, a parte l’erba. Elizabeth fece lo stesso. Non è che stessi chiudendo definitivamente, no, ma smisi di esserne schiavo. Col senno di poi, posso dire di non aver mai fatto un consumo esagerato di cocaina, ma la mischiavo con alcol e tranquillanti per raggiungere il massimo sballo possibile. Il mio medico in seguito mi rivelò che avevo una carenza di dopamina (la cosiddetta molecola del piacere) e che quindi tendevo a sovracompensare. Ma rispetto ai cocainomani che conoscevo, ero arrivato al massimo a un livello di cinque o sei su una scala di dieci. Dopo Parigi avrei usato di nuovo la coca in situazioni conviviali, ma per scelta, non più per bisogno – una distinzione molto importante.

Cominciai a scrivere la mia sceneggiatura in un elegante trilocale non lontano dal Bois de Boulogne, dove andavo a correre cinque o sei giorni alla settimana. Facevo una seduta di lavoro all’incirca dalle dieci alle tredici, poi una corsetta dopo pranzo, poi una seduta più intensa dalle sedici alle venti o alle ventuno; quello era il clou della giornata lavorativa, forse perché mettevo a frutto le energie accumulate nelle ore precedenti e anche perché sarei stato assalito dai sensi di colpa se non avessi prodotto, dopo essere stato seduto lì tutto il giorno. Mi piaceva tornare a quel genere di vita irreggimentata, come quella che mi era stata imposta, con mio grande fastidio, nei quattro anni alla Hill School di Pottstown, Pennsylvania – compagni di scuola competitivi e inverni gelidi, ore e ore di studio, sport impegnativi e orrendo cibo dickensiano –, dove ero stato plasmato e trasformato in un giovane infelice da una ferrea disciplina che adesso mi stava salvando dal mio lato sregolato.



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